Chi eredita un immobile, un conto o un debito, teme spesso che arrivino anche le “cartelle” del defunto. Ma quando si parla di sanzioni fiscali, la legge è chiara: non si trasmettono agli eredi. Lo ha ricordato la Corte di Cassazione (1) ribadendo un principio già scritto nella legge (2):
“L’obbligazione al pagamento della sanzione non si trasmette agli eredi.”
Tradotto in parole semplici: se la sanzione riguarda un comportamento personale del contribuente (come un’omessa dichiarazione o un errore nei redditi), la sua morte fa cessare ogni pretesa dello Stato per quella parte.
Il caso riguardava un contribuente che aveva impugnato una cartella per somme elevate. Durante il processo, l’uomo è deceduto e la questione era rimasta aperta solo sulle sanzioni. La Cassazione ha stabilito che, dopo il decesso, il giudizio non può continuare contro gli eredi, perché manca l’interesse dell’amministrazione finanziaria. Non conta neppure che la multa fosse già stata irrogata: la responsabilità personale prevale sempre.In altre parole, le sanzioni “muoiono” con chi le ha commesse. Il principio vale non solo per le sanzioni tributarie, ma anche per quelle amministrative, come confermato da altre sentenze (3). Ciò che può passare agli eredi sono solo gli importi dovuti per imposte non pagate, ma non le relative sanzioni.
Molti cittadini rinunciano all’eredità per paura dei debiti fiscali del defunto. Ma sapere che le multe non si ereditano può cambiare tutto: evita scelte affrettate; consente di distinguere tra imposte (che possono passare agli eredi) e sanzioni (che no); tutela i familiari da richieste illegittime dell’Agenzia delle Entrate o dei concessionari.
In caso di morte del contribuente, le sanzioni fiscali si estinguono e non possono essere richieste ai figli o agli eredi. Solo le imposte effettivamente dovute restano, ma nessuno dovrà pagare per errori che non ha commesso.
Ricorda: La legge parla chiaro: la responsabilità è personale, non ereditaria.
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