Quando un accordo non viene rispettato, molti pensano che l’unica strada sia “fare causa per la risoluzione del contratto”. In realtà, la caparra confirmatoria può risolvere il problema subito, senza lunghi processi e senza dover dimostrare danni complicati. La Cassazione ha chiarito che, se chiedi di trattenere la caparra o di ottenere il doppio di quella versata, stai già esercitando il tuo diritto di recesso [1].
Non serve usare parole tecniche. Non serve scrivere “recedo”. Conta ciò che chiedi. Questo principio è fondamentale per chi acquista un immobile, firma un preliminare o conclude un qualsiasi accordo con scambio di caparra.
La richiesta di trattenere la caparra ricevuta, oppure ottenere il doppio della caparra versata equivale automaticamente a recesso dal contratto. Il recesso mette fine all’accordo e riconosce un risarcimento già stabilito dalla legge. È una tutela rapida, semplice e molto efficace quando l’altra parte non adempie.
La vicenda riguardava il preliminare per un box auto. L’acquirente, trovati problemi sull’immobile, non voleva più procedere e ha chiesto la restituzione del doppio della caparra. Questa richiesta è bastata a qualificare la sua azione come recesso, anche se la domanda iniziale era stata presentata come “risoluzione”. Per i giudici, quello che conta è la sostanza: la caparra usata in questo modo è lo strumento che la legge mette a disposizione per chiudere un contratto quando l’altra parte non fa ciò che ha promesso.
Il recesso basato sulla caparra confirmatoria ha tre effetti immediati: scioglie il contratto per colpa dell’altra parte; riconosce un risarcimento fisso (caparra trattenuta o doppio della caparra); non richiede di provare altri danni. La risoluzione giudiziale, invece, richiede: un processo più lungo; la dimostrazione del danno subito; la valutazione del giudice su ogni elemento.
Per questo la Cassazione sottolinea che l’uso della caparra ha un significato giuridico preciso e immediato: chi la invoca esercita il recesso.
Se oltre alla caparra chiedi: rimborsi ulteriori, risarcimenti aggiuntivi, altri danni specifici, la tua domanda non è più un recesso. Diventa una richiesta di risoluzione giudiziale, che ha regole diverse e molto più rigide. In questo caso non puoi ottenere il doppio della caparra [2]. È l’errore più comune nelle cause in materia di contratti.
Se hai dato o ricevuto una caparra confirmatoria, ricordati tre punti chiave: La caparra è un’arma di tutela immediata. Chiedere di trattenerla o avere il doppio significa recedere. Se vuoi chiedere altri danni, devi usare la strada della risoluzione giudiziale e del risarcimento, che richiede più prove e più tempo. Quando un accordo non viene rispettato, capire questa differenza può cambiare completamente il risultato.
Se sei in una trattativa o un contratto è saltato: verifica se la caparra è confirmatoria. Decidi se ti basta la caparra come indennizzo immediato. Non “mescolare” richieste: può cambiare il tipo di azione e i tempi per ottenere il proprio ristoro economico.
Ricorda: Se hai dubbi, chiedi supporto prima di fare una mossa: una parola sbagliata può cambiare l’esito della causa e i tempi per ottenere il tuo risarcimento.
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[1] Cass. civ., ord. n. 29482/2025.
[2] Art. 1385 c.c.
[3] Conformi: Cass. n. 5854/2024; 91/2024; 32727/2023; 20532/2020; 8417/2016; Sez. Unit
