La Carta del Docente che nessuno voleva riconoscere

Un nuovo appuntamento con i Casi di Tizio, Caio e Sempronio. Il Tribunale del Lavoro riconosce loro la Carta del Docente grazie ai principi europei sulla parità di trattamento.



🟦 L’ARRIVO IN STUDIO

Era una mattina come tante allo studio. Quando bussarono alla porta, entrarono Tizio, Caio e Sempronio, tre insegnanti precari di un piccolo paese della provincia. Occhi stanchi, mani segnate da anni di supplenze, ricostruirono una storia che avevano già ripetuto troppe volte senza essere mai ascoltati: “Avvocato, noi lavoriamo come tutti gli altri docenti. Facciamo lezione, studiamo, ci formiamo. Ma ogni anno ci negano la Carta del Docente. È giusto tutto questo?” Li feci accomodare.
Sapevo già dove stavamo andando a finire. La Carta Docente — quei famosi 500 euro l’anno per la formazione — era diventata un simbolo di ingiustizia per centinaia di precari.

🟧 L’ANALISI DEL CASO

Mentre sfogliavo i loro contratti, capii subito che i tre casi erano perfettamente sovrapponibili: supplenze annuali o fino al 30 giugno, nessuna soluzione di continuità, obblighi formativi identici a quelli dei docenti di ruolo, eppure… niente Carta Docente. Un paradosso. Una discriminazione ormai riconosciuta da tanti tribunali. E soprattutto: una discriminazione vietata dalla clausola 4 della Direttiva 1999/70/CE. I tre colleghi insegnavano nelle stesse classi dei docenti di ruolo, spesso con più carico, più dedizione, più fatica. Ma venivano trattati come “docenti di serie B”.

🟨 IL RICORSO

Decidemmo insieme di andare fino in fondo. Depositai ricorso al Tribunale del Lavoro, chiarendo subito che: la mancata attribuzione del bonus era ingiustificata, discriminatoria e in contrasto con il diritto europeo e interno. Il Ministero, come spesso accade, “aderì” solo in parte, evidenziando l’impossibilità al riconoscimento della carta docente per suupplenze brevi. Una strategia che — come sottolineato in sentenza — si traduceva in un comportamento processualmente irrituale.

🟩 LA SENTENZA: IL GIUDICE RIMETTE ORDINE

Il Giudice del Tribunale di Cosenza (1)  ha ricostruito con rigore l’intero quadro normativo e applicando questi principi, ha stabilito che:

1️⃣ La Carta Docente spetta ai precari con incarichi annuali o fino al 30 giugno, senza se e senza ma.

2️⃣ Spetta anche ai docenti con servizio continuativo, senza pause significative, per tutto l’anno scolastico, seppur con supplenze brevi, come nel nostro caso.

3️⃣ L’adesione del Ministero NON vale come riconoscimento del diritto. Senza attribuzione concreta → il ricorso resta fondato.

4️⃣ Il Ministero deve pagare anche le spese di lite.

Il Tribunale ha accolto integralmente il ricorso riconoscendo il diritto alla carta docente per gli anni scolastici indicati, più interessi e spese del giudizio.

🟫 IN CONCLUSIONE

Tizio, Caio e Sempronio — i nostri tre docenti — uscivano dal Tribunale finalmente con i propri diritti riconosciuti. La legge parla chiaro: stesso lavoro, stessi diritti. a Carta del Docente non è un premio. È uno strumento di formazione. E negarlo ai precari significa negare qualità alla scuola

NOTE
  1. Tribunale del Lavoro di Cosenza, sentenza 1779/2025 del 18 novembre 2025
  2. Corte di Giustizia europea causa C-268/2024 – conferma dell’obbligo di riconoscimento della Carta anche ai supplenti brevi con servizio continuativo

Andrea Borsani Ho sempre creduto che ognuno possa fare la sua parte per migliorare le cose. Nel mio piccolo, voglio rendere l’esperienza giuridica semplice. Per questo, con i clienti ho un approccio da “amichevole avvocato di quartiere” e ho dato vita al progetto Simplius.

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