Se la tua auto prende fuoco, non basta dire “l’avevo portata in officina, quindi è colpa loro”.
La Cassazione ha chiarito che per ottenere un risarcimento serve dimostrare un legame preciso tra il difetto e il danno.
Un automobilista aveva visto la propria vettura andare a fuoco. Qualche tempo prima era stato sostituito un faro in officina. Convinto che l’incendio fosse legato a quell’intervento, il proprietario aveva fatto causa al riparatore. Tribunale e Corte d’Appello avevano respinto la richiesta: mancava la prova che l’incendio derivasse dalla sostituzione del faro, peraltro fornito dallo stesso cliente. La Cassazione (1) ha confermato: non basta ipotizzare un collegamento, bisogna provarlo.
Il consumatore ha sì delle agevolazioni probatorie, ma queste valgono solo se riesce a provare che il difetto era presente al momento della consegna del bene. Non basta un verbale dei Vigili del fuoco che parla genericamente di “cause elettriche” per dimostrare il nesso con l’intervento dell’officina. In pratica: chi chiede il risarcimento deve dimostrare non solo il danno, ma anche che questo è dipeso da un difetto collegato al lavoro o al bene acquistato.
Se ti capita un problema simile:Documenta tutto: conserva ricevute, verbali, eventuali perizie. Prova il collegamento: non basta dire “è successo dopo la riparazione”, serve dimostrare che proprio quella riparazione ha causato il guasto. Attenzione alle cause infondate: la Cassazione ha condannato il ricorrente anche per abuso del processo, con una sanzione economica aggiuntiva
Se la tua auto prende fuoco o subisce un grave danno, per ottenere un risarcimento devi dimostrare che l’officina o il venditore hanno consegnato un bene difettoso o hanno lavorato male. Senza questa prova, il rischio è non solo perdere la causa, ma anche pagare una condanna aggiuntiva.
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