Separazione con addebito: le chat non possono essere usate come prova se acquisite illegalmente

La Cassazione dice NO alle chat acquisite illegalmente: ecco cosa devi sapere sulla separazione con addebito



Quando si affronta una separazione, uno degli aspetti più delicati è la possibilità di ottenere l’addebito a carico dell’altro coniuge, cioè la dichiarazione che la fine del matrimonio è dipesa da una sua colpa, come l’infedeltà.
Ma quali prove si possono usare per dimostrarlo? La Corte di Cassazione ha chiarito che le chat prelevate illegalmente dal telefono del partner non possono essere utilizzate in tribunale.

Il caso: l’infedeltà provata con le chat

Un recente caso di separazione ha messo al centro un tema molto discusso: si possono usare le chat private del coniuge come prova di infedeltà?
Una donna ha chiesto l’addebito della separazione al marito, sostenendo che lui avesse una relazione extraconiugale. Per dimostrarlo, ha presentato in tribunale delle chat di WhatsApp e Telegram recuperate dal telefono del coniuge senza il suo consenso.
Il marito ha contestato l’uso di queste prove, affermando che la moglie avesse violato la sua privacy, accedendo abusivamente al suo dispositivo. La donna ha cercato di difendersi portando come testimone un’amica, che ha dichiarato che i coniugi si erano scambiati liberamente le password dei rispettivi telefoni.

La decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha stabilito che le chat acquisite senza consenso non possono essere utilizzate come prova nel giudizio di separazione.
In particolare, ha affermato che:
✅ Non basta la testimonianza de relato actoris (ovvero una dichiarazione basata su quanto riferito da una delle parti in causa) per dimostrare la legittimità dell’accesso ai dati del coniuge.
✅ Anche se i coniugi si fossero scambiati le password in passato, ciò non significa che uno possa accedere liberamente al telefono dell’altro in qualsiasi momento.
✅ La privacy digitale è tutelata dalla legge e l’accesso abusivo ai dispositivi informatici può configurare un reato penale.
Di conseguenza, la Cassazione ha annullato la sentenza che aveva addebitato la separazione al marito, dichiarando inutilizzabili le chat come prova.

Cosa significa in pratica?

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la privacy del coniuge deve essere rispettata, anche in caso di sospetti di infedeltà.
Se sospetti un tradimento e vuoi chiedere l’addebito della separazione, NON puoi:
– Accedere al telefono o ai social del partner senza il suo consenso.
– Usare chat private come prova se ottenute abusivamente.
Invece, puoi raccogliere prove lecite, come:
– Testimonianze dirette di persone che abbiano visto il coniuge con un’altra persona.
– Fotografie o video scattati in luoghi pubblici.
– Indagini condotte da investigatori privati nel rispetto della legge.

🔍 Ricorda: la privacy viene prima di tutto! Se sospetti un tradimento, raccogli prove lecite e non rischiare di commettere un illecito.
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NOTE

Cass. Civ., sez. I, ordinanza 20 febbraio 2025, n. 4530
Codice Civile, art. 151: disciplina l’addebito della separazione
Codice Penale, art. 615-ter: punisce l’accesso abusivo a un sistema informatico
Codice della Privacy (D.Lgs. 196/2003) e Regolamento GDPR (UE 2016/679): tutelano la riservatezza delle comunicazioni digitali.


Andrea Borsani Ho sempre creduto che ognuno possa fare la sua parte per migliorare le cose. Nel mio piccolo, voglio rendere l’esperienza giuridica semplice. Per questo, con i clienti ho un approccio da “amichevole avvocato di quartiere” e ho dato vita al progetto Simplius.

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