Era un sabato pomeriggio come tanti. Un cliente entra in un supermercato affollato, spinge il carrello e percorre il reparto dei detersivi. Pochi passi, poi lo scivolone: il pavimento è bagnato, ma c’è anche un cartello di avviso. L’uomo cade, si fa male a una gamba e chiede il risarcimento dei danni sostenendo che il supermercato non aveva vigilato a sufficienza sulla sicurezza del locale. Il giudizio inizia davanti al Tribunale, che respinge la domanda: secondo il giudice, il pavimento era regolarmente segnalato e il cliente, se avesse prestato attenzione, avrebbe potuto evitare la caduta. L’uomo non si arrende, propone appello, ma anche la Corte d’appello conferma la decisione: nessuna colpa del gestore. A questo punto il cliente ricorre in Cassazione, sostenendo che la presenza del cartello non basta e che il supermercato, come “custode”, deve garantire un ambiente privo di pericoli. Ma la Suprema Corte non gli dà ragione.
La Cassazione, con la recente ordinanza (1), ribadisce un principio ormai consolidato:
“La disattenzione o l’imprudenza del cliente nel rapportarsi con la cosa costituiscono comportamenti irragionevoli secondo un criterio di regolarità causale e possono integrare il caso fortuito, che esclude la responsabilità del custode.”
Tradotto: la responsabilità prevista dalla legge (2) non è automatica. Il custode (in questo caso, il supermercato) risponde dei danni solo se non prova che l’evento sia stato causato da un fatto imprevedibile e inevitabile. E la distrazione del danneggiato può proprio rappresentare questo evento eccezionale.
Immagina due situazioni: 1. Il pavimento è bagnato senza alcun avviso → il supermercato risponde; 2. Il pavimento è bagnato ma segnalato chiaramente → se il cliente ignora l’avviso e scivola, la responsabilità è sua.
Chi ritiene di aver subito un danno deve: dimostrare il nesso di causa tra la caduta e una situazione di pericolo non segnalata; provare che il comportamento del supermercato sia stato negligente; agire in tempi brevi, raccogliendo subito foto, testimonianze e referti medici.
Senza queste prove, la causa rischia di trasformarsi in un dolcetto amaro.
La Cassazione ci ricorda che la responsabilità civile non è un mostro da temere, ma un equilibrio tra tutela e buon senso. La giustizia non condanna per sfortuna, ma per negligenza.
E a volte, la vera prudenza è sapere quando non agire.
Ricorda: Non basta uno scivolone per ottenere un risarcimento: serve una colpa vera. La prudenza resta la miglior assicurazione contro ogni “mostro” giuridico.
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