Infortuni sul lavoro: non basta dire “è colpa del dipendente”

Il datore di lavoro risponde dell’infortunio anche se il dipendente è imprudente: si libera solo se il comportamento del lavoratore è del tutto abnorme.

29 Settembre 2025


Se un dipendente si fa male, il datore di lavoro è quasi sempre responsabile, anche se l’incidente nasce da una distrazione del lavoratore. Lo ha chiarito recentemente  la Cassazione (1): l’azienda si libera solo se il dipendente tiene un comportamento del tutto “fuori logica”, definito abnorme.

Il caso trattato dalla Cassazione

Il protagonista è un lavoratore che operava in un’azienda metalmeccanica. Durante il taglio di un legaccio di ferro, un pezzo si è staccato e gli ha colpito l’occhio, causandogli una grave lesione. In primo grado, il Tribunale di Piacenza aveva respinto la sua domanda, sostenendo che l’INAIL aveva già riconosciuto un indennizzo e non c’era un “danno in più” da risarcire. In appello, la Corte di Bologna ha confermato, aggiungendo che il lavoratore non aveva provato come si fosse verificato esattamente l’incidente e che l’azienda aveva comunque fornito i dispositivi di protezione (occhiali compresi). In Cassazione, i giudici hanno ribaltato tutto: hanno ricordato che spetta al datore dimostrare di aver fatto davvero tutto il possibile per prevenire il danno. Il semplice dire “avevamo dato gli occhiali” non basta: occorre anche provare che il datore abbia vigilato sul loro uso effettivo.

Cosa vuol dire?

Molti lavoratori si chiedono: “Se sbaglio io, l’azienda paga comunque?” La risposta è: nella maggior parte dei casi sì. Il datore ha l’obbligo di garantire la sicurezza, fornendo strumenti adeguati e vigilando che vengano usati.

Quando il datore non paga?

Qui entra in gioco la nozione di contegno abnorme. Si tratta di: un comportamento imprevedibile; estraneo alle regole del lavoro; assurdo e fuori contesto.

Facciamo un esempio

Se un operaio, durante la pausa, usa una macchina industriale “per gioco” o si mette volontariamente in pericolo senza motivo legato alla mansione, l’azienda non risponde del danno. In quel caso si parla di rischio elettivo, cioè una scelta personale del lavoratore.

Vediamo alcuni casi

👉 Se non indosso i dispositivi di protezione (es. casco, guanti, occhiali)?
Il datore deve dimostrare di aver fornito i dispositivi, formato il personale e vigilato sul loro utilizzo. Se non lo ha fatto, resta responsabile.

👉 Se mi faccio male in un modo “banale” (per esempio inciampo)?
Anche in questi casi il datore può rispondere, perché ha il dovere di ridurre i rischi prevedibili, come pavimenti scivolosi o ambienti di lavoro poco sicuri.

👉 E se l’INAIL mi riconosce già un indennizzo?
L’indennizzo INAIL non sempre copre tutti i danni. Il lavoratore può chiedere in sede civile il cosiddetto “danno differenziale”, cioè quello che va oltre quanto già pagato dall’ente.

Cosa devono fare i lavoratori?

Usare sempre i dispositivi di protezione. Segnalare subito eventuali mancanze di sicurezza. In caso di infortunio, raccogliere prove (foto, testimoni, referti).

Cosa devono fare i datori?

Fornire dispositivi idonei e aggiornarli. Formare i dipendenti. Vigilare costantemente sul rispetto delle regole di sicurezza.

Perché questa sentenza è importante

La Cassazione ha ribadito che la tutela del lavoratore non viene meno nemmeno davanti a imprudenze o negligenze. Solo in casi limite, quando il comportamento è talmente anomalo da essere l’unica causa dell’infortunio, l’azienda si può considerare esente.

🔍 Ricorda:se sei un lavoratore, sappi che la legge ti tutela anche se hai commesso un errore. Se sei un datore, non puoi affidarti solo al “buon senso” del dipendente: la responsabilità è quasi sempre tua.

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NOTE
  1. Cassazione civile, Sez. lavoro, 24 settembre 2025, n. 26021

Andrea Borsani Ho sempre creduto che ognuno possa fare la sua parte per migliorare le cose. Nel mio piccolo, voglio rendere l’esperienza giuridica semplice. Per questo, con i clienti ho un approccio da “amichevole avvocato di quartiere” e ho dato vita al progetto Simplius.

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