La Cassazione (1)ha recentemente confermato che il danno morale, cioè la sofferenza e il dolore interiore derivanti da una lesione, può essere risarcito anche in via presuntiva. Un principio che tutela chi subisce un torto, senza obbligarlo a dimostrare l’indimostrabile.
Nel linguaggio del diritto civile, il danno morale è quella parte del danno non patrimoniale che riguarda la sofferenza interiore, il dolore dell’animo, la pena psicologica che una persona subisce a seguito di un fatto illecito. Non si tratta quindi di una perdita economica, ma di una lesione ai valori della persona:
l’angoscia per la perdita della serenità,
la sofferenza legata alla menomazione fisica o psichica.
È distinto dal danno biologico, che invece misura la compromissione della salute fisica o psichica accertata con criteri medico-legali. Il danno morale, al contrario, è soggettivo: varia da persona a persona e spesso non può essere provato direttamente, perché riguarda emozioni, dolore e stati d’animo.
na donna, investita da un furgone, aveva riportato gravi lesioni.
Il Tribunale di Belluno le aveva negato il risarcimento, e anche la Corte d’Appello di Venezia aveva riconosciuto solo il danno biologico, escludendo il danno morale. La Cassazione, ha cassato la sentenza chiarendo che:
“Il giudice di merito non può omettere di pronunciarsi sulla richiesta di ristoro del danno morale, che può essere riconosciuto anche in via presuntiva, in relazione al tipo di lesione accertata.”
La Suprema Corte ribadisce che il danno morale è parte integrante del danno non patrimoniale. Non serve dimostrare la sofferenza con prove dirette: basta l’accertamento della lesione e la gravità delle sue conseguenze. Le Tabelle di Milano (ed. 2021), infatti, già prevedono che il risarcimento per danno non patrimoniale includa una quota per la sofferenza soggettiva, calcolabile in base al tipo di invalidità.
Per chi subisce un torto, questa decisione significa che:
il giudice deve tener conto anche della componente morale,
non serve portare testimoni o perizie per provare la “sofferenza”,
il risarcimento complessivo sarà più completo e umano, perché tiene conto del dolore vissuto, non solo del danno fisico.
Ricorda: «Il dolore non si vede, ma pesa. La giustizia lo riconosce, anche quando non lascia cicatrici.»
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