Un giorno si sono presentati alla porta del mio studio Tizio, Caio e Sempronio. Venivano da un piccolo paese della nostra provincia, con alle spalle silenzi e carte respinte. Mi raccontarono la loro storia: vicino alle loro case, nel campo sportivo comunale, era sorto un grande impianto fotovoltaico che aveva diviso la comunità: da un lato, la società costruttrice; dall’altro, un gruppo di cittadini che temeva per l’ambiente, il paesaggio e la legalità.Mi mostrarono le carte: sei diverse S.C.I.A., sei protocolli, sei planimetrie. Eppure, a guardare le foto, quei pannelli sembravano parte di un unico sistema, continuo, senza soluzione di continuità. “Avvocato — mi dissero — ci hanno detto che è tutto a posto, ma a noi non torna. È come se avessero diviso un solo progetto in tanti pezzi per non dover chiedere permessi veri.” Avevano ragione.
Dopo aver studiato gli atti ed essere subentrato ad altro avvocato, ho compreso che dietro quelle sei pratiche si nascondeva un’unica operazione edilizia. Ho quindi depositato la costituzione al TAR Calabria, chiedendo che il Comune fosse obbligato a esercitare i poteri di controllo e verifica sulle SCIA presentate. Nel giudizio, abbiamo dimostrato che le sei S.C.I.A. non erano autonome, ma un’unica operazione edilizia e ambientale, priva dei presupposti di legge. Abbiamo documentato la unicità del progetto, la presenza di un’unica cabina di consegna, la continuità delle aree, e persino la relazione tecnica identica per tutti gli impianti.Il TAR ha accolto il ricorso, ordinando al Comune di provvedere e smantellare l’impianto.
La società ha proposto appello, cercando di ribaltare tutto. In appello, abbiamo difeso non solo il merito, ma anche la forma: la validità delle notifiche, la legittimazione dei cittadini a ricorrere, e la sostanza del progetto. Abbiamo risposto punto per punto e il Consiglio di Stato (1) ci ha dato pienamente ragione.
I Giudici, nel rigettare l’appello proposto dalla società, hanno confermato:
1️⃣ Notifiche regolari, nessun vizio procedurale.La società sosteneva di non aver mai ricevuto il ricorso di primo grado. Abbiamo dimostrato che le notifiche erano state correttamente eseguite e che ogni comunicazione era giunta nella sfera di conoscibilità del destinatario.Il Consiglio di Stato ha chiarito che le piccole imprecisioni formali non valgono a invalidare un atto quando l’effettiva conoscenza è garantita. In sostanza: la forma serve alla sostanza, non per nasconderla.
2️⃣ I cittadini “vicini” hanno diritto di parola. La società aveva contestato la legittimazione di Tizio, Caio e Sempronio. Ma i giudici hanno riconosciuto che i residenti confinanti — persone che vivono accanto all’impianto — hanno un interesse diretto e qualificato: la loro salute, il paesaggio e la quiete domestica possono essere compromessi. È il principio della vicinitas: chi vive i disagi, ha diritto di difendersi.Un segnale importante per chi, nei piccoli Comuni, si sente “troppo piccolo” per far valere i propri diritti.
3️⃣ Sei SCIA, un solo impianto. Il cuore della sentenza. Abbiamo dimostrato che le sei segnalazioni erano solo un artificio per spezzare un progetto unitario. Gli elementi tecnici erano schiaccianti: stessa area e stesse particelle catastali; unica cabina di consegna dell’energia; cabine inverter comuni; relazione tecnica unica per tutti gli impianti. Il Consiglio di Stato ha richiamato la sua giurisprudenza costante:
“Quando più impianti insistono su aree contigue, condividono lo stesso punto di connessione e derivano da un unico centro di interessi, devono considerarsi un progetto unico.”
Nessuna norma può legittimare una frammentazione artificiale. Il principio che passa è forte: la legalità non si aggira con la moltiplicazione delle pratiche.
Alla fine, la sentenza ha riconosciuto ciò che i miei assistiti sostenevano fin dall’inizio: quei sei impianti costituivano un solo progetto, realizzato in modo irregolare. L’appello della società è stato respinto e il diritto dei cittadini riconosciuto. Quando ho chiamato Tizio, Caio e Sempronio per comunicare la decisione, dall’altra parte del telefono ho sentito silenzio, poi un sospiro: “Avvocato, finalmente ci hanno ascoltati.” E’ stato il suono più bello di tutta la causa.
Ricorda: la transizione energetica non può prescindere dal rispetto della legalità e della tutela del paesaggio.
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