Se un dipendente si fa male, il datore di lavoro è quasi sempre responsabile, anche se l’incidente nasce da una distrazione del lavoratore. Lo ha chiarito recentemente la Cassazione (1): l’azienda si libera solo se il dipendente tiene un comportamento del tutto “fuori logica”, definito abnorme.
Il protagonista è un lavoratore che operava in un’azienda metalmeccanica. Durante il taglio di un legaccio di ferro, un pezzo si è staccato e gli ha colpito l’occhio, causandogli una grave lesione. In primo grado, il Tribunale di Piacenza aveva respinto la sua domanda, sostenendo che l’INAIL aveva già riconosciuto un indennizzo e non c’era un “danno in più” da risarcire. In appello, la Corte di Bologna ha confermato, aggiungendo che il lavoratore non aveva provato come si fosse verificato esattamente l’incidente e che l’azienda aveva comunque fornito i dispositivi di protezione (occhiali compresi). In Cassazione, i giudici hanno ribaltato tutto: hanno ricordato che spetta al datore dimostrare di aver fatto davvero tutto il possibile per prevenire il danno. Il semplice dire “avevamo dato gli occhiali” non basta: occorre anche provare che il datore abbia vigilato sul loro uso effettivo.
Molti lavoratori si chiedono: “Se sbaglio io, l’azienda paga comunque?” La risposta è: nella maggior parte dei casi sì. Il datore ha l’obbligo di garantire la sicurezza, fornendo strumenti adeguati e vigilando che vengano usati.
Qui entra in gioco la nozione di contegno abnorme. Si tratta di: un comportamento imprevedibile; estraneo alle regole del lavoro; assurdo e fuori contesto.
Se un operaio, durante la pausa, usa una macchina industriale “per gioco” o si mette volontariamente in pericolo senza motivo legato alla mansione, l’azienda non risponde del danno. In quel caso si parla di rischio elettivo, cioè una scelta personale del lavoratore.
👉 Se non indosso i dispositivi di protezione (es. casco, guanti, occhiali)?
Il datore deve dimostrare di aver fornito i dispositivi, formato il personale e vigilato sul loro utilizzo. Se non lo ha fatto, resta responsabile.
👉 Se mi faccio male in un modo “banale” (per esempio inciampo)?
Anche in questi casi il datore può rispondere, perché ha il dovere di ridurre i rischi prevedibili, come pavimenti scivolosi o ambienti di lavoro poco sicuri.
👉 E se l’INAIL mi riconosce già un indennizzo?
L’indennizzo INAIL non sempre copre tutti i danni. Il lavoratore può chiedere in sede civile il cosiddetto “danno differenziale”, cioè quello che va oltre quanto già pagato dall’ente.
Usare sempre i dispositivi di protezione. Segnalare subito eventuali mancanze di sicurezza. In caso di infortunio, raccogliere prove (foto, testimoni, referti).
Fornire dispositivi idonei e aggiornarli. Formare i dipendenti. Vigilare costantemente sul rispetto delle regole di sicurezza.
La Cassazione ha ribadito che la tutela del lavoratore non viene meno nemmeno davanti a imprudenze o negligenze. Solo in casi limite, quando il comportamento è talmente anomalo da essere l’unica causa dell’infortunio, l’azienda si può considerare esente.
Ricorda:se sei un lavoratore, sappi che la legge ti tutela anche se hai commesso un errore. Se sei un datore, non puoi affidarti solo al “buon senso” del dipendente: la responsabilità è quasi sempre tua.
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